La beatificazione

Dalla firma del decreto di beatificazione alla celebrazione in piazza San Pietro trascorrono quattro mesi intensissimi di programmazione, preparazione, coinvolgimento, vissuti nella lode e nel rendimento di grazie per il grande dono. Nei primi mesi del 2003 il cammino verso la beatificazione è scandito da alcuni momenti liturgici e culturali particolarmente significativi.

Giunge il grande giorno: domenica 27 aprile, seconda di Pasqua e festa della divina Misericordia. Fin dalle prime ore del mattino, la Famiglia Paolina in tutte le sue componenti è presente in piazza San Pietro. Ai piedi del sagrato si allineano una cinquantina di sorelle e fratelli in carrozzella: i membri più anziani della Famiglia Paolina, quelli della prima ora che hanno seguito il loro padre e fondatore nonostante le asperità del cammino, che hanno condiviso con lui gioie e fatiche. Poi c’è una grande folla; una folla imprevista anche per gli stessi organizzatori. Regista della diretta televisiva della beatificazione è il sacerdote paolino don Attilio Monge.

Dopo il Kyrie, i vescovi dei luoghi di provenienza dei sei nuovi beati con i postulatori si avvicinano alla cattedra del Santo Padre e domandano che si proceda alla beatificazione dei sei venerabili servi di Dio. Quindi ogni Ordinario traccia una breve biografia del futuro beato. Alla domanda del cardinale Ruini, il Papa risponde con la formula di beatificazione: «Accogliendo il desiderio dei nostri fratelli, Camillo Card. Ruini…, e di molti altri fratelli nell’episcopato e di molti fedeli, dopo aver avuto il parere della Congregazione delle cause dei santi, con la nostra autorità apostolica concediamo che i venerabili servi di Dio Giacomo Alberione, Marco d’Aviano, Maria Cristina Brando, Eugenia Ravasco, Maria Domenica Mantovani e Giulia Salzano d’ora in poi siano chiamati Beati e che si possa celebrare la loro festa nei luoghi e secondo le regole stabilite dal diritto, ogni anno: il 26 novembre per Giacomo Alberione... Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen». Il cardinale Ruini risponde, esprimendo il ringraziamento suo e della Chiesa tutta.

Nell’omelia il Santo Padre, ricordando la ricorrenza della festa della divina Misericordia, traccia un breve profilo di ognuno dei nuovi beati. In riferimento al fondatore della Famiglia Paolina, dice: «Il beato Giacomo Alberione intuì la necessità di far conoscere Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, “agli uomini del nostro tempo con i mezzi del nostro tempo” ‒ come amava dire ‒ , e si ispirò all’apostolo Paolo, che definiva “teologo e architetto della Chiesa”, rimanendo sempre docile e fedele al magistero del successore di Pietro, “faro” di verità in un mondo spesso privo di saldi riferimenti ideali. “Ad usare questi mezzi ci sia un gruppo di santi”, soleva ripetere questo apostolo dei tempi nuovi. Quale formidabile eredità egli lascia alla sua Famiglia religiosa! Possano i suoi figli e le sue figlie spirituali mantenere inalterato lo spirito delle origini, per corrispondere in modo adeguato alle esigenze dell’evangelizzazione nel mondo di oggi».

Altro momento di festa è l’udienza che il Papa concede ai partecipanti, tra essi numerosi membri della Famiglia Paolina, alle ore 11 di lunedì 28 aprile. Durante l’udienza vengono donate al Papa 800 Bibbie in undici lingue e una offerta per le sue attività caritative. Uno sventolio di fazzoletti saluta il Santo Padre quando delinea in modo mirabile la figura del beato Giacomo Alberione e una grande commozione invade tutti: «Con affetto saluto ognuno di voi e vi ringrazio per la vostra presenza. Mi rivolgo anzitutto alla numerosa e variegata Famiglia Paolina e a quanti dal Piemonte, dall’Italia e dal mondo hanno voluto rendere onore al beato Giacomo Alberione. Nel cuore di questo eletto sacerdote della diocesi di Alba rivisse quello dell’apostolo Paolo, conquistato da Cristo e proteso ad annunciarlo quale “Via, Verità e Vita”. Attento ai segni dei tempi, Don Alberione non soltanto aprì all’evangelizzazione i moderni “pulpiti” della comunicazione sociale, ma concepì la sua opera come un’azione organica all’interno della Chiesa e al suo servizio. Da questa intuizione sgorgarono in tutto ben dieci Istituti, che continuano con lo stesso spirito l’opera da lui iniziata. Don Alberione dal cielo aiuti la sua Famiglia ad essere, come egli voleva, San Paolo vivo oggi».

Come per la beatificazione, anche per la canonizzazione si richiede un altro miracolo. È pertanto necessario diffondere la devozione al beato Giacomo Alberione e confidare nella sua assistenza. Egli gode di un’efficace intercessione presso Dio e non mancherà di essere nostro grande alleato nel cammino, perché anche noi possiamo compiere la volontà del Padre in Gesù nostro Maestro e Signore, Via, Verità e Vita, sulle orme dell’apostolo Paolo.