Breve Biografia

Giuseppe Giaccardo nasce a Narzole (Cuneo) il 13 giugno 1896, figlio primogenito dei sei figli di Stefano Giaccardo e Maria Gagna, modesti agricoltori, ma ricchi di fede. È battezzato lo stesso giorno con i nomi di Giuseppe, Domenico, Vincenzo e Antonio. Fin da fanciullo mostra inclinazione alla preghiera e al desiderio di essere sacerdote. Frequenta in paese le scuole elementari con ottimi risultati. Dopo l’incontro con Don Giacomo Alberione, entra dodicenne in seminario ad Alba. È sempre tra i primi nello studio e nella condotta.

Sensibile ai nuovi bisogni dei tempi e aperto ai nuovi mezzi pastorali di evangelizzazione, con il consenso del Vescovo, nel 1917 passa dal seminario di Alba alla nascente Società San Paolo, come Maestro dei primi ragazzi. Con il nome religioso di Timoteo, viene ordinato sacerdote da mons. Giuseppe Francesco Re il 19 ottobre 1919, diventando il primo sacerdote della Società San Paolo. Mentre don Alberione lo aiuta a spogliarsi di un certo rigore formalistico contratto in seminario, si premura di comunicargli, far crescere e maturare in lui lo spirito della vocazione paolina. L’importanza di questo lavoro interiore è conseguente alla novità assoluta del carisma dell’Istituto. Effettivamente, don Giaccardo è destinato ad essere il vigile custode del patrimonio spirituale della nuova Istituzione, il portavoce trasparente della mente del Fondatore. È indispensabile che il giovane Giaccardo arrivi presto alla formazione integrale, perché a lui spetterà a sua volta il compito di formare altri.

Il 14 gennaio 1926, anche per il suo grande amore al Papa, viene mandato a Roma ad aprire ed avviare la prima casa filiale della Congregazione, in un povero appartamento a piano terra al numero 75 di via Ostiense, nei pressi della Basilica di San Paolo, secondo il desiderio di don Alberione.

Don Timoteo Giaccardo è un uomo di preghiera. I tempi dedicati alla liturgia, alla meditazione, all’adorazione sono l’espressione della profonda vita interiore, della comunione con Dio da lui raggiunta. Questo stesso spirito lo promuove in tutti e in tutte, in modo adeguato alle diverse condizioni di situazione e di età.

Allo stesso tempo però, ha capito fino in fondo l’importanza di usare i mezzi più celeri ed efficaci per diffondere e divulgare la Parola di Dio. Dopo l’acquisto di un terreno dai Padri benedettini presso la Nasilica di San Paolo per una stabile dimora a Roma, nel 1929 viene installata anche una nuova ed efficiente tipografia. Per realizzare compiutamente il suo «comprendere, decidere, amare» la vocazione paolina, sceglie di esercitare la professione di giornalista. Scrive molto perché, quale fedele discepolo di Don Alberione, è profondamente convinto che «la stampa moltiplica le voci che parlano, i cuori che ascoltano, i paesi che sentono», e sulle riviste che si stampano ad Alba e a Roma (La Gazzetta d’Alba, Vita Pastorale, Unione Cooperatori Buona Stampa…) spesso si legge la sua firma.

Con l’esperienza e le capacità umane, messe a frutto nella fondazione romana, nel 1936 ritorna ad Alba come superiore di Casa Madre, dove a poco a poco rinnova tutti i macchinari, dà nuovo slancio alla diffusione, cercando di far capire l’idea del religioso scrittore come evangelizzatore ordinario, il lavoro come tecnica elevata ad apostolato, e la diffusione come seminagione evangelica.

Collaboratore fedelissimo del Fondatore, si prodiga senza concedersi riposo per le Congregazioni paoline che egli «porta sulle braccia nel loro nascere», avviandole ad una profonda vita interiore e ai rispettivi moderni apostolati. Amato, ascoltato, venerato dentro e fuori della Famiglia Paolina, con bontà e dedizione aiuta i primi gruppi a precisare la loro fisionomia.

Prima a Roma, poi ad Alba, più tardi ancora a Roma come Vicario generale (1946), don Timoteo Giaccardo «nella Famiglia Paolina fu sempre il cuore e l’anima. Immensa riconoscenza gli devono con me tutti – dice Don Alberione ‒, come tutti sapevano di essere da lui amati. Si può dire che fu sempre Vicario di fatto. Certamente io mi fidavo più di lui che di me e sono contento di averne dato prova dinanzi ai nostri veneratissimi Superiori».

«Merita sottolineare la “speciale missione” che Don Giaccardo svolse a fianco del Fondatore nella Famiglia Paolina senza mai misurare il sacrificio, né calcolare la fatica, per oltre 30 anni; anche quando il compimento della sua missione richiedeva molta abnegazione personale, di volontà, di desideri, di gusti, e l’accettazione di servizi umili e nascosti. Don Giaccardo condivise con Don Alberione tutta la sollecitudine per lo sviluppo delle singole Congregazioni nei loro difficili inizi» (Decreto di riconoscimento dell’eroicità delle virtù). Scriveva: «Sono contento di essere paolino, in questa casa, dove Tu, o Maria, hai avuto la bontà di chiamarmi, voglio rimanere e farmi santo a costo di qualunque sacrificio».

Il Beato Timoteo Giaccardo «fu il Maestro che tutti precedeva con l’esempio, che tutto insegnava, che tutti consigliava, che tutto costruiva con la sua preghiera illuminata e calda. Tutto comprendeva ed a tutti la sua anima si comunicava; fatto sempre tutto a tutti; il primo, reputandosi l’ultimo; sensibilissimo, docilissimo, delicatissimo. Scrisse, si può dire, in ogni anima e trasfuse se stesso in ogni cuore di sacerdoti, discepoli, figlie, discepole, pastorelle, e di quanti lo avvicinarono per relazioni spirituali, sociali, economiche». Sono parole di Don Alberione, riportate dal Decreto di riconoscimento dell’eroicità delle virtù.

Offre la sua vita perché sia riconosciuta nella Chiesa la Congregazione delle Pie Discepole del Divin Maestro. Il Signore ne accetta l’offerta. Il 12 gennaio 1948 Pio XII approva questa Congregazione e quello stesso giorno Don Giaccardo celebra la sua ultima messa. Muore il 24 gennaio 1948, allora memoria liturgica di san Timoteo e vigilia della festa della Conversione di San Paolo. Nella luce del sorriso di Maria, in un lontano sabato, Giuseppe Giaccardo era entrato nel mondo, e nelle braccia di Maria, ancora di sabato, sfinito dalle tante fatiche, consumato dalla leucemia, egli lascia la terra per salire al cielo.

Il 22 ottobre 1989 Giovanni Paolo II lo proclama beato. I suoi resti mortali riposano nel tempio di San Paolo di Alba, presso la Casa Madre della Società San Paolo.