La beatificazione

La Consulta medica per l’esame della guarigione di suor M. Luciana Lazzarini si riunì nella sala del congresso della Congregazione delle cause dei santi il 9 novembre 1988, alle ore 8.30. I cinque relatori della commissione, dopo aver preso in esame le testimonianze e le radiografie, convennero all’unanimità di trattarsi di guarigione estremamente rapida, completa, duratura, inspiegabile secondo le conoscenze scientifiche.

Il congresso speciale dei Consultori teologi della Congregazione per l’esame del caso di guarigione, avvenuto nel luglio del 1954, si riunì il 13 febbraio 1989. Dopo l’esposizione dei «voti», anche i consultori espressero parere unanime circa il dato obiettivo della guarigione e la sua preternaturalità... Fu preso atto della sufficienza e della validità delle prove, nonostante il ritardo con cui era stata istruita l’inchiesta canonica, grazie soprattutto alla presenza del teste più importante e insostituibile, ossia del medico curante ‒ un rinomato professore di medicina, in età avanzata ma con una straordinaria lucidità di mente e di memoria ‒, il quale fornì le prove e le spiegazioni più convincenti, stante anche la documentazione radiografica essenziale allegata agli atti.

I padri cardinali e vescovi riconobbero il miracolo nella Plenaria del 7 marzo 1989, sicché il 22 ottobre successivo Giovanni Paolo II, nella basilica di San Pietro in Roma, poté proclamare «beato» don Timo­teo Giaccardo, metten­do il sigillo della Chiesa sul sogno, da lui sempre coltivato, di essere testimone del Vangelo a raggio universale.

Nell’o­melia il Papa affermò: «È proprio la missione di una Chiesa inserita nel nostro tempo, nel quale tanta importanza hanno assunto le strutture e i mezzi della comunicazione, che ha suscitato in Timoteo Giaccardo, figlio della diocesi di Alba, in Piemonte, la volontà di mettersi radicalmente a servizio della Parola mediante la stampa e tutte le nuove vie della trasmis­sione delle idee. Di fronte ad un mondo in cui la fede incontra difficoltà e insidie di ogni gene­re, che ne mettono in pericolo la stessa sopravvivenza in molte anime, Timoteo Giaccardo, pri­mo discepolo di Don Alberione, interpretò la fedeltà alla propria vocazione sacerdotale assumendosi l’incarico di lavorare per un annuncio che raggiungesse mediante la stampa una diffusione sempre più vasta e incisiva tra i fratelli».